Rota (Fai Cisl): «Agroalimentare può trainare la ripartenza, con bioeconomia opportunità occupazionali»
“Il problema del caro energia riguarda non solo le aziende della trasformazione alimentare e dell’agricoltura ma anche quelle del comparto florovivaistico, non a caso già da prima dell’attacco russo all’Ucraina avevamo chiesto al Governo interventi straordinari per calmierare i prezzi ed evitare ricadute sull’occupazione. Ma nonostante la crisi internazionale, al momento registriamo preoccupazione soltanto in alcune specifiche realtà, dove si dovrà ricorrere alla cassa integrazione a rotazione, una fase che auspichiamo di superare quanto prima”.
Lo afferma il Segretario Generale della Fai-Cisl Onofrio Rota in un’intervista pubblicata oggi dalla testata giornalistica Cuoreeconomico sull’impatto della crisi ucraina sul lavoro agroalimentare.
“L’agroalimentare italiano ha tenuto durante la pandemia, allo stesso modo ha tutte le potenzialità per trainare la ripartenza – aggiunge il sindacalista – ma certamente la globalizzazione che abbiamo conosciuto è in rapida scomparsa: per affrontare i cambiamenti, imprese e parti sociali dovranno essere in grado di agire con responsabilità, apportare innovazione contrattuale, puntare sulla qualificazione del lavoro”.
Alla domanda se la bioeconomia può essere un punto di ripartenza, ha risposto Rota: “Certamente, lo stesso Pnrr concentra tante risorse verso questa direzione, ma il tema della transizione ecologica va affrontato nella sua complessità. Sono tante le opportunità occupazionali della green e della rural economy, in cui anche i settori della bonifica e della forestazione rappresentano leve fondamentali. Ma denunciamo anche tante contraddizioni: ad esempio l’uso dei pannelli fotovoltaici in tanti territori sta comportando un ulteriore consumo di suolo agricolo che non possiamo assolutamente permetterci, servono regole ben precise”.
Quanto alla lotta al caporalato, afferma il sindacalista: “Prosegue senza sosta, dodici mesi l’anno, con tutti gli strumenti che abbiamo, a cominciare dalla Legge 199 del 2016, dalle nostre campagne di presidio del territorio, e dall’ultimo protocollo interministeriale. Ma siamo alle porte della nuova stagione agricola e dunque serve un salto di qualità. La nostra mozione parlamentare impegna il Governo a una serie di interventi, tra i quali garantire la dignità dei braccianti migranti, ripensare i procedimenti dei permessi di soggiorno, favorire le imprese aderenti alla Rete del lavoro agricolo di qualità: la logica dei ghetti ha prodotto soltanto schiavitù e sofferenza, non possiamo lasciare che chi produce il cibo Made in Italy viva nel degrado”.
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